Dal 1° gennaio 2021 è entrato in vigore il Canone patrimoniale di concessione, autorizzazione o esposizione pubblicitaria, meglio noto come Canone Unico Patrimoniale (“CUP”). Introdotto dall’art. 1, commi 816-847, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, il CUP ha sostituito e unificato in un solo prelievo unna serie di tributi locali, tra cui TOSAP, COSAP, imposta comunale sulla pubblicità e diritti sulle pubbliche affissioni. Attualmente quindi rappresenta l’unico riferimento per l’occupazione di suolo pubblico (dehors, tavolini, pedane, ombrelloni) e l’installazione di insegne e altri mezzi pubblicitari visibili dalla pubblica via.
Il presupposto impositivo è duplice: da un lato l’occupazione, anche abusiva, di aree appartenenti al demanio o al patrimonio indisponibile dei Comuni, dall’altro la diffusione di messaggi pubblicitari, mediante impianti installati su aree appartenenti al demanio o beni privati ma comunque visibili da luoghi pubblici o aperti al pubblico (comma 819 della legge di bilancio 2020).
Il canone è dovuto dal titolare della concessione o autorizzazione e, in caso di esposizione pubblicitaria, anche dal soggetto pubblicizzato, con una responsabilità solidale.
Quanto alla misura del canone, la legge stabilisce tariffe base applicabili a occupazioni e pubblicità (commi 826 e 827 della legge di bilancio 2020). Tuttavia, i Comuni hanno la facoltà di modulare il prelievo introducendo nei propri regolamenti coefficienti moltiplicatori, graduazioni e differenziazioni sulla base di parametri oggettivi, quali l’importanza commerciale della zona, la classificazione delle strade, la superficie e la durata dell’occupazione o del mezzo pubblicitario. Ne consegue che, ad esempio, un dehors collocato in pieno centro storico può essere assoggettato a un importo più elevato rispetto a uno in area periferica. In ogni caso, la disciplina Comunale deve assicurare un gettito almeno pari a quello conseguito dai canoni e dai tributi che sono stati abrogati (comma 817). La potestà regolamentare locale è molto ampia, anche in relazione alle agevolazioni e alle riduzioni.
Il Legislatore ha individuato diverse ipotesi di esenzione (comma 833): tra le più rilevanti per i pubblici esercizi vi sono le insegne di esercizio fino a 5 mq complessivi (lett. l) e i mezzi pubblicitari collocati nelle vetrine o sulle porte di ingresso dei locali, purché attinenti all’attività svolta e di superficie non superiore a 0,5 mq per ciascuna vetrina o ingresso (lett. q). A queste ipotesi si aggiungono ulteriori esenzioni e riduzioni che ciascun Comune può introdurre con il proprio regolamento.
Il versamento del CUP deve avvenire contestualmente al rilascio della concessione o autorizzazione.
La mancata corresponsione del canone comporta l’applicazione delle sanzioni pecuniarie stabilite dai regolamenti comunali che, in ogni caso, non possono essere inferiori all’importo dovuto né superiori al doppio dello stesso (comma 821, lett. h).
Il CUP rappresenta indubbiamente un passaggio significativo per la fiscalità locale e per le imprese: da un lato consente una semplificazione del quadro dei tributi, dall’altro richiede un’attenta verifica dei regolamenti comunali da parte dei titolari di pubblici esercizi, che possono prevedere differenze rilevanti in termini di canoni, esenzioni e riduzioni.
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